Cambogia. Cibo e cultura
Cosa si mangia in Cambogia?
La cucina cambogiana è caratterizzata da una mescolanza di sapori contrastanti: erbe, verdure, salse, foglie e fiori commestibili. Come tutto il Sud-est asiatico, il riso è l’ingrediente principe di cui esistono – nel Paese – centinaia di specie differenti: dal malis (riso jasmine) al riso scuro. Altro immancabile elemento della cucina cambogiana sono le spezie, con particolar riguardo per il pepe nero e il kroeung (miscela di cardamomo, anice, chiodi di garofano, cannella, zenzero e curcuma). A ciò si affianca anche un forte consumo di salse, della quali la più tipica è il prahok, composto di pesce fermentato e dal sapore intenso. Oltre ai piatti di riso, i condimenti servono ad accompagnare anche carne e pesce. Immancabile poi la frutta, gustata da sola come dessert o abbinata ai pasti principali di riso o pesce. Tra le principali il classico durian, la sapodilla, il mangosteen, il rambutan, banane e manghi. La frutta viene offerta anche sotto forma di frullati o succhi, preparati da carretti ambulanti e venduti nelle strade.
Comportamento
Nei paesi di cultura orientale è bene presentarsi con un abbigliamento adeguato che copra spalle, petto, braccia e gambe (evitare canottiere e calzoni corti: non risultano particolarmente apprezzati). In particolar modo nei luoghi di culto, è imprescindibile rispettare i costumi religiosi come togliersi le scarpe prima di entrare in un luogo sacro (si possono tenere i calzini), sedersi per terra con le gambe raccolte di lato senza mai rivolgere la pianta dei piedi all’effige del Buddha.
Come in tutto il Sud-est asiatico, ci si esprime con calma e gentilezza, senza piegarsi alla rabbia. In caso di contrarietà, non è conveniente né utile perdere la calma lasciandosi guidare da atteggiamenti aggressivi, comuni nel contesto occidentale. Ogni questione può essere regolata con rispetto reciproco. Un azzeccato aforisma – coniato, pare, dai francesi – recita che i vietnamiti piantano il riso, i cambogiani lo osservano crescere e i laotiani lo ascoltano.
Nei luoghi d’arte, per quanto l’estetica dei manufatti possa risultare invitante, è bene resistere alla tentazione di toccarli. Anche i fiori sono meravigliosi, sugli alberi crescono magnifiche orchidee, ma anziché strapparle, fotografatele: vi resterà un’immagine che non appassirà con il tempo.
Anche tra persone sposate è consigliabile non ostentare atteggiamenti affettuosi (come scambiarsi effusioni o anche solo tenersi per mano). Ci si saluta giungendo le mani e piegandosi in un lieve inchino.
Bibliografia
- T. Terzani, Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia, Longanesi, 2008.
- T. Terzani, Un indovino mi disse, Longanesi, 2010.
- P. Loti, Un pellegrino ad Angkor, OBarra O Edizioni, 2012.
- C. E. Bouillevaux, H. Mouhot, La scoperta di Angkor, O Barra O Edizioni, 2016.
- S. Polin, L’anarchico, O Barra O Edizioni, 2019.
- V. Nath, Il pittore dei Khmer rossi, ADD editore, 2018.
- C. Nilsson, Cambodge, Laos: Mekong song, Editions Harfang, 2005. L. Osborne, Cacciatori nel buio, Adelphi, 2017.
- L. Ung, Il lungo nastro rosso, Piemme, 2010.
