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Il blog di VeM

Il viaggio è un atto politico: Appello per la Palestina
Foto di Valentina Nargino

Il viaggio è un atto politico: Appello per la Palestina

20 Maggio 2021

Il viaggio è un atto politico sia in quanto scelta di consumo sia perché fa capire e rendere conto con i propri occhi quale sia una situazione che prima si osservava solo da lontano.
Il viaggio di turismo responsabile in Palestina è uno di quei viaggi in cui realmente il proprio punto di vista su una determinata area geopolitica acquista una forma e dei confini più precisi solo una volta che viene realizzato. Da anni viaggiamo in queste Terre e i nostri viaggiatori ci dicono che al ritorno sentono di aver stabilito un legame profondo come mai era capitato. Il viaggio in queste terre fa toccare con mano una situazione che ci viene raccontata -a volte anche male- dai nostri media e che invece una volta vista da vicino, mediata dalla voce di chi ci lavora e vive quotidianamente, ha dei “confini” molto chiari. Non solo di muri si parla ma adesso più che mai anche di bombe, di razzi e di violenza.
Da quando viaggiamo in Palestina i nostri viaggiatori ci raccontano quanto il loro sguardo diventi molto più nitido una volta tornati da qui. Lavoriamo da tantissimo tempo in questi luoghi, sostenendo le comunità locali, da qualche anno anche insieme alla ONG Vento di Terra che i nostri viaggiatori sostengono attraverso una quota viaggio e spesso successivamente anche al termine del viaggio. In questi mesi stavamo lavorando insieme a un progetto sul turismo responsabile e commercio equo, che ci ha reso orgogliosi di una collaborazione sul campo, un approccio che avvicina fortemente il nostro lavoro alla cooperazione internazionale.

Conosciamo bene personalmente e professionalmente la situazione di queste terre. Per questo non possiamo stare in silenzio, il legame è troppo forte e ci chiede di parlare insieme al senso di giustizia che non ci dà pace. Chiediamo fortemente lo stop alle violenze insensate ai danni della società civile e – come già affermato da Vento di Terra “che vengano aperti dei corridoi umanitari per permettere alla popolazione di una striscia in gabbia di avere il diritto all’assistenza umanitaria che ogni essere umano merita, quando su di lui si scatena la furia di un conflitto di cui non è responsabile”.