Il blog di VeM

Croazia | Racconti (di viaggio) sotto l’albero | Istria terra di confine
10 Dicembre 2021
Una piccola finestra sul viaggio in Istria realizzato nell’autunno 2021: qui riportiamo solo una parte dei lunghi reportage di viaggio. Tutti i racconti di Piero Maderna sono tutti pubblicati sul sito https://macondoexpressblog.com/
Eccoci finalmente di nuovo in viaggio alla scoperta dell’Istria. Sarà breve ma si annuncia intenso: tanti sono i luoghi che visiteremo e i temi che tratteremo. Il gruppo questa volta è composto da 14 persone. Quasi tutti sono già stati una o più volte miei compagni di viaggio, con parecchi di loro c’è già un’amicizia consolidata e quindi il clima nel gruppo fin da subito è molto piacevole, nonostante l’ora (si parte alle 7 del mattino) faccia sì che non tutti siamo perfettamente svegli e al massimo della forma. Il viaggio scivola via veloce. Per rendere più piacevole il tragitto ascoltiamo una playlist di classici italiani anni ’60 rivisti e corretti in chiave jugoslava che, effettivamente, riscuote un certo successo nel gruppo. In questo modo passiamo Trieste e quel piccolo spicchio di costa slovena e siamo in Croazia.
La prima meta è il faro di Salvore, dove ci accoglie Goran, che sarà la nostra guida. Camminando lungo la riva e cominciamo a scoprire le caratteristiche che rendono bella l’Istria. Notiamo subito che la terra è rossa, perché è ricca di alluminio e di ferro.
Goran ci racconta anche della ferrovia Parenzana oggi scomparsa. La ferrovia Trieste-Buie-Parenzo. La Parenzana, con i suoi 123 km di sviluppo, è stata la più lunga linea a scartamento ridotto da 760 mm tra quelle costruite dall’Impero austro-ungarico. Poi, sempre a passo di carica ci spostiamo per poter ammirare più possibile questa terra.
A cena si unisce a noi Giovanni Vale, giornalista friulano corrispondente da Zagabria per il Piccolo di Trieste. Che ci racconta gli ultimi aneddoti della giornata.
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Il giorno seguente ci svegliamo a Rovigno, che è la città più bella dell’Istria. È una città particolare anche perché si è sviluppata su un’isola. Di qui sono passati tutti: i re “barbari” d’Italia Odoacre e Teodorico, i bizantini, i franchi…
L’intera giornata è riempita da una miniera di piccole e grandi curiosità, non solo sulla sua città. Ad esempio, lo sapete perché si si dice che le gambe fanno “Giacomo Giacomo”? Non ci avevate mai pensato, eh? Il riferimento è alle gambe stanche dei pellegrini del cammino di Santiago (cioè San Giacomo), che rischiano di cedere prima dell’arrivo e quindi invocano “Giacomo, Giacomo!”.
Tra una curiosità e l’altra le nostre gambe non hanno ceduto e siamo saliti fino al punto più alto del nucleo storico, dove sorge la chiesa di Sant’Eufemia. Da qui, sulla sommità del colle, lo sguardo si perde nel blu del mare a nord fino allo splendido arcipelago delle Brioni, mentre dal lontano nord-ovest emergono le Prealpi. E con questa immagine ci ritiriamo nelle nostre camere.
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Il giorno seguente abbiamo un appuntamento a Dignano con Eric, un giovane e brillante ricercatore che ha deciso di mappare i graffiti politici di matrice comunista che sopravvivono in Istria dalla fine della Seconda guerra mondiale. La cosa stupefacente è che ne ha trovati a centinaia! E questo nonostante il tempo passato e l’orientamento marcatamente di destra dei governi che la Croazia ha avuto dall’indipendenza ad oggi.
Molte scritte sono ovviamente sbiadite dal tempo e ci serve l’aiuto di Eric per interpretare. Si può vedere un po’ di tutto: “W il Partito Comunista”, “W il potere popolare”, elogi di martiri ed eroi della resistenza, “Trieste libera”. Un pezzo di storia scritta sui muri.
Pausa pranzo e ci dirigiamo verso Pisino dove ci stanno aspettando per un laboratorio di cucina: dovremmo provare a fare, con le nostre mani due tipi di pasta: i fuži, che sono simili a dei maccheroni fatti arrotolando dei rettangolini di pasta, e i pljukanci, che sono tipo trofie, per intenderci. Ma non è tutto: sempre sotto la sapiente guida di Davorka, col suo irresistibile istroveneto, proviamo goffamente a fare anche dei dolci tipici istriani che si chiamano “Cukerančići”. Sono dei biscotti molto semplici, usati tradizionalmente per i matrimoni e altre feste familiari. Ci siamo cimentati tutti, anche i più negati in cucina, e il risultato non era male, fidatevi. Anche se molti di noi, prima di mettere… le mani in pasta, avevano fatto almeno un paio di giri di grappa istriana che ci era stata offerta come benvenuto (o forse proprio per quello!). Personalmente mi sono limitato alla pasta, ho preferito lasciare i biscotti a mani più sapienti delle mie; ma vi posso assicurare che in quei pochi fuži e pljukanci ci ho messo tutto l’impegno…
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Il giorno seguente ci aspetta l’ultima tappa, Montona. La città è nota come la città del tartufo, e noi ovviamente siamo qui per questo. Ma prima, ci facciamo un bel giro. Il paese, abbarbicato su una rupe carsica a 277 m di quota, è una meta attrattiva per i suoi monumenti medioevali ben conservati e per il panorama sulla valle del fiume Quieto. Ma abbiamo detto che siamo qui per il tartufo e quindi chiudiamo in bellezza con un pranzo a base di polenta e tartufi, annaffiati da un buon terrano istriano.
Così si chiude anche questo viaggio di fine estate in Istria che non ha certo deluso le attese, anzi. Pur essendo a due passi dal confine, la regione è ricchissima di storia e di storie: ha vissuto e ancora in parte vive molte controversie e contrapposizioni, ma mantiene un grande patrimonio di lingue e culture diverse, che soprattutto la comunità italiana fa di tutto per preservare, pur senza alcuna animosità nei confronti dei propri vicini di casa. Abbiamo scoperto che insieme e al di là delle singole identità esiste un’identità istriana che ne è la somma e la sintesi, e proprio per questo è particolarmente affascinante. Quindi che dire? Non posso che ringraziare chi ha seguito fin qui e consigliare una visita in Istria, dove c’è molto da scoprire.