Il blog di VeM
Marocco | Verso Sud – Da Marrakech a Taroudant alla scoperta del Marocco solidale / parte 3
21 Settembre 2022
Mario Anton Orefice ha viaggiato in Marocco questa estate con i nostri soci della cooperativa Asdikae Bila Houdoud. Pubblichiamo il suo racconto su questo blog in più parti, ma potete trovare il racconto completo, scaricabile, a questo link
Ida Aguerd
Un insolito barbiere che esercita la sua arte sotto una tenda ci guarda malissimo e nessuno prova a fotografarlo, poco lontano il “parcheggio” degli asini, vaghiamo per il souk di Ida Aguerd immersi tra gli odori delle spezie e quelli meno nobili dei muli, alla ricerca di una contrattazione conveniente, che di solito parte dal prezzo richiesto lo divide per tre e arriva ad accettare la conclusione dell’affare a una cifra che si aggira intorno alla metà di quella annunciata in primis. Il tè a Ida Aguerd si beve in botteghe rudi e sbrigative lungo la strada. Al ritorno il fantasma di Jimi Hendrix appare sul muro di un bar, nero su fondo blu e uno spinello tra le mani. Jimi, autore tra le altre di Castle made of sands ispirata alle rovine del palazzo del sultano a Diabat vicino Essaouira, era un fan della musica gnawa che portò da queste parti negli anni Sessanta anche Frank Zappa, Cat Stevens, Leonard Cohen, Bob Marley. Chissà come se la cavarono con i divieti di consumare alcol e altre proibizioni.
Prima di spostarci più a Sud per conoscere la straordinaria Fatima, il colto Sem e la giovane manager Hajar, giochiamo con le dune di Sidi Mbarek, respiriamo l’aria spruzzata d’oceano e ascoltiamo la storia del marabout del luogo che si batteva per i poveri contro i potenti dell’epoca; lungo la costa ci spiazzano le vestigia coloniali di Sidi Ifnì, città simbolo nel 1860 della liberazione dal protettorato spagnolo, lo splendido arco naturale di roccia rossa della spiaggia di Legzira, le donne a caccia di marito che affollano Mirleft dominata da un gigantesco masso, un luogo sacro che le aspiranti spose devono scalare per favorire le nozze.
Essaouira, 10, 11, agosto 2022
Izourane
Si parte da Essaouira alle dieci, destinazione il villaggio di Imzilene e la cooperativa femminile Izourane, che vuol dire incontro. Passiamo dalle bananeraie di Tamrì, incrociamo le carovane di dromedari guidate dai nomadi che non sono ben visti dagli agricoltori locali, ci fermiamo al belvedere della kasbah di Agadir e guardiamo dall’alto la scacchiera di architetture moderne e industrie del porto.
A Imzilene ci accoglie Sam, vent’anni di sorrisi e dolcezza, un inglese che sembra sia nato a Londra, invece ha studiato con Netflix e con sua cugina Hajar, marketing manager in un’azienda francese di Agadir. In queste vacanze aiutano la cooperativa a comunicare nel web e a organizzare gli affari in modo più efficiente. Il mondo rurale che guarda a quello moderno con molti dubbi e quello moderno che guarda alla tradizione come una radice per non perdersi oppure come una chiave per il futuro.
La nonna Fatima, ottant’anni solo sulla carta, ascolta e vuole loro bene, anche se lei l’argan preferisce lavorarlo a mano, e l’amlou, una crema di mandorle, miele e olio d’argan, faticarselo con una pesante mola in pietra. La sua faccia avvolta nel velo sembra una di quelle dei Prigioni di Michelangelo. La forza che emana non è solo spirituale, l’abbiamo vista spingere a braccia insieme a Hajar, una vecchia Volkswagen Passat insabbiata lungo una pista nella foresta d’argan. Lì avevamo camminato a lungo verso il tramonto, nel vento ogni albero suonava la sua melodia e il sole tra le nuvole sembrava luna.
Hassan, con i suo baffoni neri e un’elegante djellaba bianca, è il presidente dell’Association Sidi Moussa pour le oeuvres sociaux. Con l’aiuto dei volontari e di un finanziatore giapponese gestisce due pozzi d’acqua alimentati con i pannelli solari. La rete idrica del villaggio serve 540 famiglie, ognuna contribuisce come può, non c’è una bolletta dell’acqua: con le somme raccolte si fanno funzionare le tre classi della scuola materna. Anche le foreste d’argan sono gestite come una risorsa comune, l’unico proprietario è lo Stato ma non ci sono concessioni demaniali ai privati, piuttosto confini consolidati nel tempo e che sono segnalati da pietre o da lettere sugli alberi. Così tutti sanno dove possono raccogliere l’argan per la loro famiglia o per la loro cooperativa. E se qualcuno non rispetta le regole – accade molto di rado – non si chiama la polizia ma El Mkaden o lo Cheikh, uomini di una certa esperienza e autorevolezza che intervengono per mediare i conflitti all’interno della comunità.
Imzilene, 12, 13 agosto 2022
Le case di Aglou
Le case dei pescatori di Aglou sono adagiate come alghe sulla scogliera, alcune hanno colori pastello per sedurre i turisti, altre sono più aspre e sgarrupate, parlano di vite semplici ma non fuori dal mondo. Mentre prendiamo un tè, arriva una ragazza con degli occhiali che sembrano fondi di bottiglia, ci parla in italiano, è qui in vacanza dalla zia ma studia e vive con la famiglia a Vittorio Veneto in provincia di Treviso.
Da Aglou a Tiout sono 140 chilometri di canzoni e risate, a turno ognuno sceglie la sua preferita, il tempo passa veloce tra Quello che non ho – De Andrè, Volver – Estrella Morente, Mentre dormi – Max Gazzè, Non c’è – Laura Pasini, La locomotiva – Guccini, Grecale – Murubutu – Merlo rosso -Mannarino, Rimmel e Generale – De Gregori, La mia casa– Daniele Silvestri, Cos’è la destra, cos’è la sinistra – Giorgio Gaber, Cento Passi – Modena City Ramblers…
Le gardien de bagage
Nell’oasi di Tiout, tra le palme e il l profumo di verbena, un gruppo Amazigh canta attorno al fuoco, qualcuno scalda la pelle dei tamburi in pelle di cammello per rendere il suono più regolare, il ritmo è ipnotico, le fiamme e il fumo, narrano delle lunghe notti nel deserto. Rha dentro a un mulino vecchio di secoli, sorride e mostra tra le mani ruvide a cucchiaio il grano prima di metterlo nella macina. Poi la sera all’Auberge Ignaren una donna dalla pelle scura, i capelli raccolti in un fazzoletto bianco e una blusa a fiori blu, cucina il Batbout sulle braci in un forno d’argilla incandescente. Si raccontano storie interessanti, assaporando la harira e i datteri appena raccolti […] Con Paolo e Silvia ci s’interroga se un’altra economia sia davvero possibile o se le piccole cooperative che abbiamo incontrato siano destinate a soccombere con l’arrivo dei supermercati e delle multinazionali. Serge Latouche in La scommessa della decrescita, Helena Norbert-Hodge nel documentario L’economia della felicità, Pepe Mujica in Una vita suprema di Kusturica, ci spiegano che un altro mondo, più solidale, inclusivo, equo e senz’armi, è possibile, almeno per brevi momenti e in piccoli contesti.
A Taroudant, la mattina del sedici agosto verso le undici, l’ultima immagine è in bianco e nero: un ombrellone sfilacciato e l’insegna arrugginita di un gardien de bagage; a lui caro amico puoi affidare sacchi e valigie per andare con la camicia sporca e le scarpe impolverate di sogni ancora più a Sud.
Aglou, Tiznit, Tiout, Taroudant dal 13 al 16 agosto 2022