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Il blog di VeM

Cosa sta succedendo in Iran?  – dal blog di Shirin Persia
Foto da Unsplash

Cosa sta succedendo in Iran? – dal blog di Shirin Persia

24 Ottobre 2022

Per tutti le nostre viaggiatrici e i nostri viaggiatori, riportiamo qui un articolo dei nostri partner Shirin Persia, dal titolo: Cosa sta succedendo in Iran?

Riportiamo qui una sintesi dell’intervista ad Ala, fondatrice di Shirin Persia, emigrata in Italia otto anni fa. L’ intervista è stata fatta da Davide Tonna nel blog “Impronte Verticali”, e aggiungiamo in calce una domanda di VeM!

“Cosa sta succedendo in Iran?”: lo chiediamo ad Ala che in Iran ha la sua famiglia e molti amici con cui è in contatto costante.

Ala: Tutto è iniziato dall’uccisione di una ragazza curda, Mahsa Amini, da parte della polizia morale a Teheran. Questo drammatico avvenimento ha generato un fronte unico di protesta come non si era mai visto in Iran…

Quali sono gli slogan, i temi principali della protesta che sta succedendo in Iran?

Ala: Lo slogan principale è “Donna, vita, libertà”, questo slogan nacque nel 1987 in Kurdistan. In seguito lo slogan fu esportato un po’ in tutto il mondo e oggi è tornato protagonista in Iran. Questa protesta va molto oltre il tema delle libertà femminile e del velo islamico, ora la gente vuole molto di più, ora rifiuta la repubblica islamica nella sua totalità…

Quindi l’assassinio di Mahsa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di una società esasperata?

Ala: Quello che sta succedendo in Iran riguarda molto di più delle rivendicazioni delle donne. Fino a qualche anno fa la gente chiedeva libertà e giustizia. Ora, con una crisi economica senza precedenti, le persone chiedono anche condizioni di vita dignitose per tutti.

Questa volta le manifestazioni stanno coinvolgendo più persone rispetto al passato.

Ala: Sì, il coinvolgimento della popolazione iraniana nelle proteste è molto superiore rispetto alle proteste precedenti. Il motivo è dovuto principalmente a questi aspetti:

  • Le disastrose condizioni economiche dell’Iran…
  • Il coinvolgimento per la prima volta dei teenagers. Questa generazione, cresciuta con internet, non vuole obbedire ed è capace di dire di no. Molti li stanno ringraziando per la loro lezione di coraggio.
  • Per la prima volta nella storia delle manifestazioni in Iran sono coionvolti anche piccoli centri e piccole città…

La struttura organizzativa delle manifestazioni in Iran

Ala: E’ opinione comune che il punto più positivo di queste manifestazioni è che non esiste un leader, tutti sono leader.

In passato, quando una manifestazione nasceva da un leader, lo stato lo arrestava e tutto finiva.

Oggi invece, quello che sta succedendo in Iran, è una protesta nata da una rete senza vertici. Le persone si mobilitano, partecipano, condividono idee, discutono e collaborano.

Inoltre abbiamo imparato che è pericoloso affidare il destino di un popolo a un leader, nessuno sa veramente dove può volere arrivare una singola persona. Questo lo abbiamo imparato dalla rivoluzione islamica.

A quanto sembra ora in Iran è diverso rispetto al passato: si sta realizzando una rete estesa di protesta in cui tutti collaborano…

 

L’intervista è tratta dal sito di Shirin Persia >>

 

L’importanza che hanno avuto i social media nella condivisione a livello internazionale di quello che sta accadendo è senza precedenti nelle lotte che la popolazione Iraniana ha intrapreso rispetto al passato.
La presa di coscienza della comunità internazionale che impatto avrà secondo te per il processo verso un futuro più libero e democratico per la Repubblica iraniana? Che azioni si possono intraprendere?

Quello che sento dall’Iran è così: la gente si sente carica quando vede il supporto internazionale e si sente meno sola.
Per me è un discorso complicato perché umanamente sono contenta quando vedo la solidarietà con gli iraniani da parte degli stranieri. Ma dipende, per me la coerenza è molto importante ma vedo che per la maggioranza degli iraniani è importante ricevere il supporto dall’estero ma da chi con quale curriculum non importa tanto. Invece per me cambia, sono molto importanti i fatti, soprattutto la sostenibilità.
Di solito funziona così: la gente in una emergenza si mobilita e dopo sparisce. In questo caso per chi guardava troppo a quel supporto rimane una delusione e per questo motivo il sostegno di massa dai media non mi esalta.
Il mondo che condivideva le foto delle donne di Kobane dov’è oggi? Quelle donne che fine hanno fatto? Parlare di quelle donne e condividere le loro foto era una moda per tante persone, ovviamente non per tutti.