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Il blog di VeM

Diario di bordo del viaggio in Serbia – seconda parte
Foto di Gaia Grassi

Serbia | Diario di bordo del viaggio in Serbia – seconda parte

14 Giugno 2024

Nove giorni (dal 10 al 19 agosto 2023) alla scoperta della Serbia con gli ascoltatori-viaggiatori di Radio Popolare e con “ViaggieMiraggi. La rete per il turismo responsabile”, accompagnati da Eugenio Berra, che fa parte del gruppo di ricercatori, giornalisti, artisti e attivisti che ha dato vita a “Confluenze. Nel sud-est Europa con lentezza”, votata al turismo responsabile e alla divulgazione storico-culturale tra Balcani ed Europa orientale.

Un’esperienza unica, che – non nascondo – all’inizio mi preoccupava non amando i viaggi di gruppo e avendo un modo completamente diverso di muovermi nel mondo, senza orari e tappe prestabilite, bensì lasciandomi guidare – un po’ improvvisando – dalle sensazioni, dagli incontri e dalle nuove conoscenze fatte sul posto. Ma, quando Radio Popolare chiama, Gaia risponde.

E, oltretutto, solo gli stolti non rivedono le proprie posizioni: così, a viaggio concluso, posso dire tranquillamente che, giocando con le parole dell’amato David Foster Wallace, è stata una cosa divertente che farò ancora. Con piacere.

Qui il diario di bordo, scritto in viaggio giorno per giorno.

A cura di Gaia Grassi

Day 4 – Belgrado
Tutti dovrebbero vivere almeno una volta in una città di fiume. Dovrebbe essere prescritto dal medico dell’universo.
Non esiste persona che viva lungo un fiume e non abbia qualcosa (sta a noi poi scoprire cosa) di estremamente affascinante, come la sua città.
E Belgrado di fascino ne ha a palate, forse perché di fiumi ne ha due.
Una delle tre città più antiche al mondo (con Roma e Atene), Belgrado ha pochissime tracce del proprio passato perché è stata rasa al suolo 41 volte (l’ultima una manciata di anni fa). La sua storia però la percepisci a ogni passo che fai, a ogni murale che incontri (come quello della prima donna che si è laureata in Architettura investendo la propria dote e che ha progettato la scuola più antica della città), a ogni parola che senti sussurrare da un suo abitante.
Qui respiri passato e memoria. E Zograf, il graphic journalist che abbiamo incontrato al centro culturale Krokodil (www.krokodil.rs/eng/) e che ho intervistato per Radio Popolare, mi ha spiegato che non potrebbe essere altrimenti, perché la gente del posto ha bisogno di far sedimentare il presente – troppo caotico – e guardarlo dalla giusta distanza per capirlo e farlo proprio.
Poi Belgrado è romantica. E regala leggende su baci che il Danubio e la Sava si scambiano nel punto in cui si incontrano prima che il Danubio proceda verso il Mar Nero.
Poi Belgrado è viva. E la sera fai veramente fatica a scegliere in quale locale entrare per l’ultimo bicchiere. A meno che tu non abbia accanto Eugenio, che ieri è stato bellissimo vedere muoversi nella città in cui ha vissuto 10 anni e per la quale traspare tutto il suo amore.
Sì, perché Belgrado è proprio affascinante. Ve l’ho detto?

Day 5 – Belgrado
Storia e politica inevitabilmente si intrecciano, specie quando si parla di memoria. Ma quando nella percezione di un popolo, di un Paese, la politica invade lo spazio che spetta alla storia… beh, non succede mai alcunché di buono.
E noi, in questo quinto giorno di un viaggio che dovrebbe essere un dovere per chiunque intraprendere, lo abbiamo nettamente avvertito.
Sia durante la visita al museo di Nikola Tesla (www.tesla-museum.org/en/home/) – dove, oh, a me il wi-fi non funzionava – sia nell’interessantissimo viaggio nel viaggio che ci ha trasportato dal Regno di Jugoslavia alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e agli Stati non allineati, fino alla Repubblica Federale di Jugoslavia. Non sono mancate soste davanti ai palazzi ancora sventrati dai bombardamenti del ’99 (in primis quelli della tv di Stato – con la lapide commemorativa su cui risalta un grande “Perché?” – e del Ministero della Difesa), alla Casa dei Fiori dove sorge la residenza di Tito, ora suo mausoleo, e al Palazzo del Sindacato, dove si trova la targa dedicata alla Brigata Italia e ai partigiani italiani che hanno aiutato a liberare Belgrado.
Nota di colore, in questo edificio, all’ultimo piano, da non perdere nemmeno il Sinnerman Jazz Club – con una terrazza che uau – che all’unanimità gli ascoviaggiatori di Radio Popolare hanno eletto miglior locale di Belgrado.
Živeli! (Alla salute!)

Day 6 – Belgrado
Il viaggio si differenzia dalla vacanza da come si vive una città. Io personalmente per vivere veramente una città devo fare quattro cose: prendere i mezzi pubblici, visitare un mercato, entrare in un cimitero, piangere almeno una volta. In questo sesto giorno in Serbia, ho avuto la conferma di stare viaggiando.
Siamo stati a Zemun (la piccola Vienna), in autobus, dopo aver provato nei giorni scorsi anche tram e filobus. Zemun è Belgrado, ma non è Belgrado. Ultimo avamposto militare asburgico durante la guerra contro gli ottomani, il vecchio insediamento ha ricoperto prima la funzione di cordone sanitario e poi di importante snodo commerciale.
L’influenza asburgica è forte – architettonicamente è stato un ritorno nella Vojvodina di Sombor, Subotica e Novi Sad –, la gente vera, la vista sul centro di Belgrado e sui fiumi spettacolare. Il giro al mercato, soprattutto agroalimentare, e al cimitero – che ospita tombe cattoliche, ortodosse ed ebraiche – è stato un’immersione nella realtà, il concerto di musica classica cui abbiamo assistito uno scombussolamento interiore. Da quando la pianista Maša Babić e il soprano Nevena Djoković hanno iniziato a intrecciare voce e pianoforte, le lacrime hanno iniziato a scendere incontrollabili.
Il secondo episodio di pianto è successo al Museo di Arte Contemporanea (www.msub.org.rs/?lang=en), un gioiello di razionalismo Anni 60 degli architetti serbi Ivan Antić e Ivanka Raspopović. Le mostre temporanee hanno sfondo sociale: in particolare, un’installazione video testimonia i crudissimi pestaggi tra nazionalisti serbi e ragazzi che hanno partecipato al Pride 2008 a Belgrado. 13 minuti di violenza immotivata dai quali non sono riuscita a staccarmi. E sì, ho pianto.
Ah, e poi ho realizzato un sogno: ho conosciuto il mio scrittore preferito serbo, Dragan Velikić, autore di quel capolavoro che è “Il manoscritto trovato a Vinkovci” (Keller Editore, 2021). Ho letto alcune sue pagine durante l’incontro all’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado (www.iicbelgrado.esteri.it/iic_belgrado/it/), l’ho intervistato per Radio Popolare e mi ha accompagnato in hotel camminando per Belgrado di notte.
Sì, sto proprio viaggiando.

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