Il blog di VeM
Romania | Dove finisce il Danubio? #3
17 Luglio 2017
Ultime tappe del racconto del nostro viaggiatore Piero Maderna, in viaggio sul Danubio. Come di consueto rimandiamo al suo blog per leggere le narrazioni complete. Ci uniamo anche noi ai suoi ringraziamenti (che leggiamo nell’epilogo) e lo ringraziamo per il resoconto sempre completo e appassionato dei viaggi fatti insieme!
Settimo giorno: Nel quale, tornando a Bucarest, ci imbattiamo in una fortezza misteriosa
Partiamo da Chilia Veche abbastanza presto. Il viaggio che ci aspetta non è breve. Abbiamo prima di tutto l’ultimo tratto di navigazione che, quasi sempre a tutta velocità, ci riporta a Tulcea. E qui, ripresi i nostri bagagli, ci aspetta Florin per proseguire in pullmino verso Bucarest. Salutiamo Cristian e Ancuța e ci avviamo lungo la strada del ritorno.
Chiedo in prestito a Eugenio il libro di Jean Bart, Europolis, anzi Sirena nera. Mi incuriosisce non poco e leggerne un po’ di pagine mi sembra un buon modo di ingannare il tempo durante queste ore di viaggio. So già che non riuscirò a finirlo, ma almeno mi farò un’idea. Devo dire che fin dalle prime pagine mi cattura: è ben costruito, i personaggi sono tratteggiati con maestria e soprattutto regala un quadro molto vivido di come doveva essere Sulina tra il suo massimo splendore e l’inizio della sua decadenza.
Sono così preso che quasi senza accorgermene la strada scivola via fino alla prima tappa, che è la fortezza di Enisala.
Siamo nel territorio di Babadag, che in turco significa “la montagna del padre”; il toponimo trarrebbe però origine dal nome del derviscio Baba Sari Saltuk, che nel XIII secolo avrebbe condotto in Dobrugia un gruppo di turcomanni, insediatosi poi nell’area della città attuale. Leggi di più >>
Epilogo
Oggi è in programma un tour della Bucarest modernista e liberty. Abbiamo ancora una mezza giornata qui, prima di andare a prendere l’aereo, e ci è sembrato giusto spenderla così, esplorando un altro lato della città, una città di cui in fondo abbiamo avuto finora solo un piccolo assaggio.
Sarà Marius a farci da guida, e questo provoca già una certa fibrillazione in una parte consistente della componente femminile del gruppo. Lui assesta subito il primo colpo di classe, arrivando in bici all’appuntamento, da vero alternativo, e iniziando la passeggiata con noi così, spingendo la bici a mano. Intanto ci racconta le prime cose, anticipandoci qualcosa di quello che vedremo dopo.
Ma la prima, importante tappa è la sinagoga, per essere precisi il Tempio Corale di Bucarest. La prima cosa che si nota è che, rispetto ad altre sinagoghe che ho visto, nell’Est Europa e non solo, non è nascosta, non è un edificio anonimo da fuori che tende ad occultare quello che c’è dentro agli occhi di chi potrebbe non avere buone intenzioni. Che questo poi significhi che qui nei confronti degli ebrei c’è sempre stata tolleranza sarebbe una conclusione sbagliata da trarre, ma questo è l’effetto che fa. Nel cortile campeggia un’enorme scultura che rappresenta una menorah, la lampada ad olio a sette bracci che nell’antichità veniva accesa all’interno del Tempio di Gerusalemme attraverso la combustione di olio consacrato. La menorah è uno dei simboli più antichi della religione ebraica. Secondo alcune tradizioni la menorah simboleggia il rovo ardente in cui si manifestò a Mosè la voce di Dio sul monte Horeb, secondo altre rappresenta il sabato (al centro) e i sei giorni della creazione. Si tratta, qui, di un monumento alla memoria dei sei milioni di ebrei morti nell’Olocausto, dei quali 400.000 venivano dalla Romania, come ricorda la lapide collocata sul basamento. Leggi di più >>