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Confluenze in Istria: un’esperienza di turismo responsabile
Foto di Piera Brusotti

Croazia | Confluenze in Istria: un’esperienza di turismo responsabile

11 Ottobre 2021

Ricordo del Viaggio in Istria con Cofluenze: la nostra viaggiatrice Guja ci racconta le tappe caratterizzate da borghi, architettura veneziana, muri che “parlano”, entroterra verdeggiante, storia millenaria e buon cibo

l viaggio comincia … prima del viaggio, con la pregevole presentazione di Francesca Rolandi, che ci fornisce le indispensabili coordinate storiche per muoverci nella complessa realtà che stiamo per affrontare. Il gruppo è eterogeneo, ma non troppo e comunque interessante ed empatico, come ci si può aspettare quando si raccolgono persone accomunate da visioni del mondo piuttosto affini e interessate all’approccio del “turismo responsabile” (questo è certamente uno dei plus di un’esperienza di questo tipo).
La meta è ricca di bellezze naturali, carica di una storia millenaria che ha lasciato sul territorio i segni delle dominazioni antiche e dei conflitti più recenti, impregnata di tradizioni e di una cultura variegata, piena di fermenti nuovi che si affacciano tra le difficoltà e le contraddizioni del presente.
Non ci facciamo mancare niente. Iniziamo sostando a Umago, Giurizzani e Materada, nei luoghi, cioè, dove è cresciuto lo scrittore Fulvio Tomizza, capace come nessun altro di raccontare la vita contadina, la convivenza tra italiani e sloveni, il … “volontario” abbandono dei luoghi da parte degli italiani nel secondo dopoguerra; vediamo la casa dove ha trascorso le ultime estati e la tomba dove è sepolto. Costeggiamo centri affacciati ad un mare bellissimo, alcuni ben conservati, altri più intaccati dal turismo di massa, e ci spingiamo nell’interno, verdissimo, boscoso e poco abitato, dove sorgono antichi borghi di pietra, avvolti in un silenzio atemporale e dove scopriamo arcaici affreschi di una Danza macabra in una chiesetta medievale. Sostiamo a Rovigno e a Dignano, gioielli di architettura veneziana, dove i leoni di San Marco campeggiano sugli edifici testimoniando la dominazione della Serenissima. Ci spingiamo fino a Pola per ammirare resti della Roma imperiale, fra cui un anfiteatro molto ben conservato. Scopriamo Arsia, cittadina operaia fondata durante l’occupazione fascista in perfetto stile razionalista, attorno ad una miniera di carbone, dove purtroppo si sono verificati vari incidenti mortali e che nel 1921 è anche stata teatro di un tentativo di occupazione e autogestione operaia (la cosiddetta Repubblica di Albona). Appena oltre il confine dell’Istria raggiungiamo infine Fiume, città austroungarica aperta sul mare, con un passato mitteleuropeo e multietnico; ci guida lo storico Ivan Jelicic e ci conduce fin sotto un altro “fatidico” balcone: quello del nobile palazzo da cui D’Annunzio proclamava i suoi deliri nazionalistici durante l’occupazione della città.
Godiamo di buon cibo, di bella musica, di sistemazioni gradevoli. Soprattutto approfittiamo di incontri ed esperienze non banali: la presentazione di una guida di viaggio davvero inaspettata, curata da Giovanni Vale, che ci accompagna nella Repubblica di Venezia all’apice del suo splendore; e poi un pranzo alla “Casa della Batana”, antica imbarcazione di Rovigno; due cene alla “Casa delle tradizioni” di Dignano, sede del Convivium Slow Food Istria, che gestisce anche una fattoria didattica dove si cerca di rivitalizzare la coltivazione di antichi vitigni autoctoni o l’allevamento del forte e mite bue Boscarin; la bella lezione di una giovane ricercatrice sull’epoca socialista, oltre alla visita alla grande ex-caserma austroungarica, che ora ospita il centro sociale e culturale “Karlo Rojc” e l’omonima radio libera nella bella città di Pola; la passeggiate tra le scritte socialcomuniste che sbiadiscono sui muri di Dignano e che un giovane storico locale ha iniziato ad indagare; la scoperta dell’antico alfabeto glagolitico.
Ovunque incontriamo persone desiderose di aprirsi e comunicare le loro esperienze. Molti sono italiani, membri di centri culturali impegnati nella conservazione delle tradizioni e soprattutto del dialetto istrioto ed istrio-veneto. Raramente capita di avvertire una venatura nazionalistica, generalmente prevale il desiderio di salvaguardare una identità che è ricchezza per tutti.
Dopo la fine dell’esperienza socialista e l’implosione della Jugoslavia, il paese ha perso la sua armatura industriale e sta cercando una nuova via. L’esperienza del Covid ha molto aggravato la situazione. Noi non possiamo che augurare il meglio e magari (perché no?) progettare un nuovo viaggio esperienziale in questi luoghi.

Guja