Il blog di VeM

Finlandia | Il mio viaggio nella Lapponia finlandese: terra dei Sami
15 Aprile 2025
Pubblichiamo volentieri il racconto di un nostro viaggiatore in una terra d’incanti e di ricordi primordiali.
C’è qualcosa di profondo nell’ancestrale rappresentazione della cultura nomade. Qualcosa che tocca la nostra consapevolezza del modo in cui stiamo al mondo; che mette in discussione la nostra stanzialità e la nostra relazione con la natura.
Il filo che ci unisce alla terra si è allungato a dismisura, superando la linea dell’orizzonte e avendo perso il contatto visivo, abbiamo smarrito anche quello emotivo e biologico. Le ragioni evolutive della nostra presenza.
Eppure ci sono terre dove ancora è possibile scorgere, prima che sia ingoiato dall’orizzonte, quel Luogo che è di tutti e dal quale veniamo. Che ci spinge a riflettere sulla magnifica asprezza della natura e su come l’uomo sia riuscito a procurarle ferite profonde, ma senza sconfiggerla.
La Lapponia è una terra d’incanti e di ricordi primordiali, di cui all’inizio non siamo consapevoli. Ma è sufficiente entrare in sintonia con quel mondo per desiderare di essere altro da ciò che siamo, da ciò che siamo diventati. E allora ti è chiaro che
tutto quello di cui abbiamo bisogno è un millesimo di ciò che abbiamo e consumiamo, e che nulla ci può servire al di fuori di quello che la natura ci offre. È un approccio romantico, impetuoso, travolgente, ma sincero, che, come un satori, ci rende simbiotici al contesto: ci fa essere ghiaccio ed albero, renna ed husky, ci fa essere acqua ed aurora.
Questa percezione diventa consapevolezza se ci sforziamo di entrare nello spirito del popolo Sami, che come molti altri popoli marginalizzati dalla rivoluzione industriale (che ha definitivamente sancito l’obbligo della stanzialità in grosse
comunità asfittiche, apatiche e arelazionali) ed ancor prima dalla nascita del moderno concetto di nazione (che nella drammatica decadenza della cultura occidentale oggi diventa chiavistello), ha dovuto comprimere la naturale propensione a considerare il mondo luogo di tutti ed abbandonare il nomadismo.
Entrare in contatto con il popolo Sami, la loro terra, la loro lingua, le istituzioni (il parlamento, il museo) e le loro tradizioni, è ancora fortunatamente, ed è stata, un’esperienza forte e straordinaria. Ripercorre le condizioni di vita, che da millenni
caratterizzano le loro stagioni, è un modo per comprendere il disvalore dell’effimero che caratterizza la nostra esistenza.
Non è stato un viaggio nel tempo, ma è stato un viaggio sulle spalle del tempo, che talvolta bonariamente è salvifico, come lo è la notte striata di verde che ci fa sentire minuscoli: una piccola parte della bianca e gelida immensità immacolata del mondo.
Salvatore Moretto