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Il blog di VeM

Pillole di gentilezza dal Bosforo: la chiave per abbattere le frontiere è il sorriso

Pillole di gentilezza dal Bosforo: la chiave per abbattere le frontiere è il sorriso

26 Settembre 2023

Il racconto di Chiara, appena rientrata dal viaggio sulle orme dell’Orient Express, da Budapest ad Istanbul in treno (e non solo) è speciale: parla di incontri, sorrisi e gentilezza orientale.

LA MOSCHEA DI FATIH
Dopo tre succulente cene, due curde e una siriana, arriviamo alla maestosa moschea di Fatih il Conquistatore, ovvero Maometto II, un giovane che a 21 anni, subito dopo la conquista di Costantinopoli, ebbe la lungimiranza di non distruggere tutto ma di fare suo quello che trovò, andando a pregare a Santa Sofia, trasformandola in Moschea e sedendosi sul trono dell’imperatore romano.
Arriviamo in ora di preghiera ma il guardiano ci lascia entrare, io resto fuori perché non vorrei disturbare i fedeli con un colpo della mia tosse da scaricatrice di porto.
Il tempo passa e la preghiera sta per terminare, il guardiano della Moschea mi vede lì all’entrata che attendo e mi fa con segno deciso di entrare.
Entro timorosa e meravigliata, raggiungo una parte del gruppo, mi accorgo di essere nella parte degli uomini e la guida mi invita a fare un salto a vedere l’area delle donne.
È in un piano rialzato che si raggiunge con una scaletta a chiocciola molto stretta. Sgattaiolo su con la curiosità trepidante di una bimba il primo giorno di prima elementare e trovo un brulicare di donne giovanissime velate in nero, anche mani e piedi sono nascosti. Tante hanno scoperto solo il rettangolo degli occhi. Si muovono in maniera rapida ed elegantissima, come scoiattoli. Sono gentili ed accoglienti, mi fanno spazio per sedermi. Alzo la testa e mi stupisce quanto la Moschea sia ancora più bella e maestosa, vista da questa altezza. Incrocio lo sguardo di una ragazza di cui si vedono solo gli occhi e le sussurro che è un posto meraviglioso, mi risponde con un gran sorriso degli occhi, accogliente e abbracciante, che mi fa sentire a casa.
Penso ai discorsi che quotidianamente si sentono su Islam, velo, la libertà delle donne arabe, alla superficialità con cui si giudica, alle barriere intangibili create dall’uomo tra popoli e religioni.
E penso a quanto uno scambio di sorrisi tra due donne basti ad allontanare secoli di barriere, come foglie spazzate via dal vento.
Scendo le scale rapidamente per raggiungere il gruppo, gioiosa e grata per questo incontro fugace e denso.

IL VENDITORE DI FRUTTA SECCA DI EDIRNE
Stiamo camminando rapidamente a Edirne. Un negozio di frutta secca particolarmente bello cattura la mia attenzione e mi fermo un attimo a scattargli una foto. Il negoziante mi vede e mi si avvicina pronto con la paletta chiedendomi che frutta voglio. Gli spiego che il gruppo sta andando e devo raggiungerli, purtroppo non ho tempo né lire turche. Mi fa un bellissimo sorriso a tre denti, riempie una paletta di anacardi e me la vuota in mano, in regalo. Ringrazio con l’aria impacciata dell’occidentale che non sa più ricevere nulla gratuitamente.