Il blog di VeM
In volo con le Mariposas: Capodanno nella Cagliari Invisibile
16 Gennaio 2019
Il racconto di un Capodanno speciale in Sardegna del nostro viaggiatore Piero Maderna: un viaggio in compagnia delle Mariposas de Sardinia di ViaggieMiraggi, alla scoperta della “Cagliari Invisibile”. Riportiamo qui qualche stralcio del suo racconto a tappe e vi invitiamo a leggerlo tutto sul suo blog “Macondo Express”
Prologo
Il momento di tornare in Sardegna è arrivato prima di quanto mi aspettassi. Pensavo che ci sarei tornato in primavera, per godere del sole, dei colori e dei tepori primaverili e per fare un giro un po’ più lungo, forse nel Sulcis, o in Ogliastra. Ero certo che ci sarei tornato in questo 2019, dopo la prima esperienza della scorsa estate tra la Marmilla, Cabras e la penisola del Sinis. Una prima esperienza che mi ha dato tantissimo, sotto tutti i punti di vista, tutto quello che si può desiderare da un viaggio; e che soprattutto mi ha fatto conoscere quelle quattro meravigliose ragazze delle quali tanto ho parlato a chiunque in questi mesi mi abbia chiesto della Sardegna: le Mariposas de Sardinia. Loro erano le organizzatrici, le guide, l’anima e la poesia di quel viaggio.[…]
Bè, insomma, avevo promesso alle ragazze di tornare, pensavo che lo avrei fatto nel 2019 e invece è finita che ci sono tornato già nel 2018… ci sono tornato proprio a salutare l’uno e ad iniziare l’altro. Quando ho scoperto che organizzavano un capodanno a Cagliari, con un carattere alternativo e creativo, com’è nel loro stile, e per di più con il cenone organizzato presso un’associazione di solidarietà Sardegna-Palestina, non ho potuto resistere. Il richiamo è stato troppo forte.
Sabato 29 dicembre
Cagliari ci dà il benvenuto con una mattinata di sole splendido e caldo, un cielo terso che a Milano ce lo sogniamo. In effetti ho detto che pensavo di tornare in primavera, ma a ben guardare forse questa è primavera. La massima prevista per oggi è 16°C.
Ad accoglierci all’aeroporto abbiamo trovato Viola […].
Prima di partire per quella che sarà la prima tappa di questo nostro tour nella Cagliari Invisibile, abbiamo bisogno di rifocillarci un po’, ma senza appesantirci subito, dato che sicuramente saranno giorni impegnativi anche dal punto di vista… gastronomico.
E allora che c’è di meglio di un bel pranzetto vegetariano? Viola ci porta da Birdi (verde in sardo), un ristorante vegetariano nel cuore del quartiere Marina. Dopo pranzo, incontriamo anche Silvia, […] che ci accompagnerà nel quartiere periferico di S. Elia, per incontrare un’associazione di donne coraggiose, creative e battagliere, che da anni dà voce alle molteplici problematiche del quartiere, che è uno degli angoli più antichi e contraddittori di Cagliari. A Sant’Elia ci andiamo con l’autobus della linea 6, ci sposteremo sempre con i mezzi pubblici in questi giorni. Anche questa è sostenibilità. . […]
Il quartiere soffre delle problematiche di tutti i quartieri-dormitorio periferici, isolati dalla città e non dotati di servizi, neanche quelli di base: manca una scuola, manca un ambulatorio, mancano spazi di aggregazione. A raccontarcelo, e a darci il benvenuto a Sant’Elia, sono Rosa, nota come la poetessa che manifesta con le sue poesie, e Rita.
La loro associazione si chiama “Sant’Elia viva”. Rita ci dice che l’associazione si chiama Sant’Elia viva perché il quartiere era morto. Si autofinanzia e si occupa di sociale perché, nonostante il quartiere sia abbastanza grande (quasi 14.000 abitanti), non c’è niente: non ci sono spazi per i ragazzi, circoli o altro. Quindi loro si sono date una mossa e hanno cercato una sede per le loro attività. […]. Qui hanno dato vita a una struttura che ospitava mamme e bambini per il doposcuola, uno scambio di abbigliamento e alimentari, un laboratorio di cucina tradizionale, insomma una sorta di centro sociale. L’occupazione è finita perché c’è stato un concordato con il Comune, che si impegnava a realizzare ciò che l’associazione chiedeva. Ora sono passati quattro anni, e non è successo nulla. […]Ci raccontano, inoltre, che anni fa l’Aga Khan voleva fare di Sant’Elia qui una specie di Costa Smeralda, ma per il momento non ci è riuscito. In alcuni dei palazzoni, costruiti per i mondiali ’90, vivono poliziotti e carabinieri. Curioso, in un quartiere che ha tuttora la fama di una periferia degradata e violenta.
Ancora due passi ed è ora di andare da Pinella, la sorella di Rita, dove stanno preparando per noi una ricca cena conviviale.. Arrivano piatti abbondanti di fregola con le cozze, ai quali si fa onore con grande entusiasmo.
A grande richiesta, Rosa declama la sua poesia “Amo la mia borgata” […] E insomma, la serata finisce in allegria, con grande ammirazione per queste donne coraggiose e resilienti; e speriamo che non debbano davvero occupare di nuovo per ottenere quello che dovrebbe essere un diritto.
Eccoci sull’autobus, mentre torniamo a casa.
Domenica 30 dicembre
Oggi sarà Angelica, per tutti Gegia, ad accompagnarci alla scoperta dei quartieri più centrali di Cagliari, sia sopra che… sotto il livello del suolo. Sì, perché il programma prevede anche la Cagliari sotterranea, la vera Cagliari invisibile, che ci permetterà di compiere un viaggio nel tempo, dall’epoca romana fino alla seconda guerra mondiale. Ed è proprio da lì che partiremo. Per la mattinata, però, la nostra guida sarà Francesca, di “Sardegna – L’isola che vorrei”, che ci propone un tour dei luoghi più simbolici della Cagliari sotterranea. Si parte da un rifugio che si trova sotto la scuola secondaria di primo e secondo grado “Don Bosco”, dei salesiani. [..] Sotto questa scuola c’è un rifugio antiaereo che venne utilizzato da febbraio a maggio del 1943 perché in quei mesi la città di Cagliari venne pesantemente bombardata dagli inglesi […] Entrando nella galleria, illuminata con tante candele appoggiate a terra, si vedono i segni della dinamite usata per scavare. La galleria raggiunge una profondità massima di 7 metri. Nel rifugio ci potevano stare da 200 a 300 persone; secondo disposizioni comunali ci doveva essere un metro quadro a persona, ma era impossibile rispettare questa regola. Si vedono anche gli archi costruiti per rinforzare il soffitto.
Essendo un rifugio privato, quando finivano i bombardamenti veniva chiuso. A guerra finita, la scuola iniziò a usare questa galleria come magazzino. Nel 2013 il sotterraneo è stato ripulito dall’associazione di cui Francesca fa parte insieme anche ai ragazzi della scuola ed è stato trovato di tutto.
Usciamo dal sotterraneo, e ci spostiamo verso la seconda tappa “sotterranea”, quella della cripta di Santa Restituta. Santa Restituta è una chiesa in stile barocco catalano, che risale al 1600. Di fianco alla chiesa c’è l’ospedale militare.
Nella piazza c’è una targa commemorativa che ricorda il bombardamento del 17 febbraio 1943, che fu il primo a causare danni così gravi (ce n’erano stati già altri, meno tragici, alla fine del 1942) e che colpì molte persone (circa 200) che cercavano rifugio proprio qui nella cripta di Santa Restituta.[…]
Usciamo e ci spostiamo poco lontano, dove si trova il cosiddetto Carcere di Sant’Efisio.[…] Il santo, che è il patrono di Nora, si festeggia il 15 gennaio. Ma in realtà, a Cagliari e in tutto il sud della Sardegna, Sant’Efisio è venerato come se fosse il patrono e molti credono che effettivamente lo sia. Terminata la parte sotterranea, si continua il giro di Stampace alla luce del sole, per concluderlo davanti alla chiesa di Sant’Anna e qui salutiamo Francesca con una bella foto di gruppo.
Il pranzo è organizzato per noi da Ethnica, ristorante eritreo nel cuore della Marina, il quartiere più multiculturale di Cagliari. Ci accoglie Abeba, che prepara al momento per noi dei ricchi piatti contenenti vari assaggini di specialità eritree come cous cous, purè di lenticchie e altre verdure. Al centro del piatto la specialità eritrea per eccellenza, che si chiama zighinì ed è uno spezzatino piccante di carne, insaporito con una miscela di spezie, il tutto è adagiato sul tipico pane eritreo, l’enjera.
Dopo questo pranzetto “etnico” e gustoso un tè al cardamomo e siamo pronti a ripartire.
Ci aspetta la visita a un altro quartiere di Cagliari poco battuto ma davvero sorprendente, Villanova (Biddanoa in sardo). Bidda noa significa letteralmente paese nuovo, spiega Gegia; paese perché questo era considerato in passato un borgo a sé stante, ed è diverso da tutti gli altri quartieri. Dal punto di vista dell’architettura, sono tutte case basse, e la fondazione è da ricondurre allo stanziamento di persone provenienti da fuori città, dai paesi del Campidano, che portarono con loro anche una cultura tipicamente di paese, con i forni, i piccoli negozi e i mercati contadini.
Ma la particolarità più evidente del quartiere è un’altra, che ha visto una “fioritura” (si può proprio dire così, è il termine appropriato) negli ultimi anni. […]
Cominciamo poi la salita verso Castello, la parte “nobile” della città. In realtà non si tratta di un vero castello, ma piuttosto di una cittadella fortificata.[…]Salendo a Castello, vediamo la Torre dell’Elefante, la seconda torre medievale più alta di Cagliari dopo la torre di San Pancrazio.[…]Raggiungiamo Piazza Palazzo, dove si trova Palazzo Regio, il Palazzo Civico, (vecchio palazzo comunale di Cagliari, di epoca spagnola) , e la Cattedrale […]
Ci facciamo un giretto anche nella chiesa ortodossa russa, che è proprio a due passi dalla Cattedrale e che ci incuriosisce, e poi ci fermiamo ad ammirare Cagliari dall’alto dalle terrazze del Castello. Spicca nel panorama della città il “cupolone” verde di Sant’Anna.
[..] Dopo di che, Gegia, ci legge un paio di estratti di “Mare e Sardegna”, il racconto di viaggio che David Herbert Lawrence scrisse dopo aver visitato la Sardegna nel 1921 […] Cagliari è davvero una strana città scoscesa, che davvero non appartiene a nessun luogo; ma è anche un inaspettato gioiello, non si può che essere d’accordo con il vecchio D.H.; e sperando che davvero un giorno la nostra identità meccanica andrà in frantumi, come diceva lui, noi cominciamo la discesa verso Stampace. Felici che non ci sia un soldato spagnolo a buttarci giù dal bastione perché è arrivata l’ora del coprifuoco.
Lunedì 31 Dicembre
Oggi si fa colazione presto, perché il programma prevede il temuto (o atteso, a seconda dei casi) trekking urbano.[..]Non saremo soli a “lanciarci” in questa impresa: con noi si è iscritto un nutrito gruppo di cagliaritani, che evidentemente anche loro hanno voglia di un ultimo dell’anno un po’ diverso e a contatto con la natura che loro hanno la fortuna di avere in città. Oltre a Silvia, che è un’esperta trekker reduce da un viaggio in cammino sugli altipiani dell’Etiopia, ci accompagnerà anche Sara. Silvia ci raccomanda prima di tutto di mantenerci sul sentiero e di cercare di non arrecare troppo danno all’ambiente, per esempio alle orchidee che sono fiori endemici di questa zona e che sicuramente troveremo. Poi ci parla un po’ di questo quartiere di San Bartolomeo, che è uno dei luoghi più antichi di Cagliari: abitato fin dal neolitico, “borgo dei macellai” in epoca spagnola, nel XIX secolo divenne colonia penale […]
Nel frattempo, ci ha raggiunto anche Laura, per gli amici Lalli, la quarta mariposa, ma solo in ordine… di apparizione.
Il gruppo è completo e possiamo partire, guidati da Sara e Silvia. Il primo tratto in salita, tra orchidee, calendula e malva, ci porta ad un luogo storico della seconda guerra mondiale. Qui c’è un edificio, costruito negli anni ’30, che era la sede della Quarta Legione della Difesa Contraerea Territoriale e della MilMaT, la milizia Marittima Territoriale. Qui si decidevano le strategie di difesa della città. […]Tra febbraio e marzo del ’43 i cagliaritani scapparono letteralmente dalla città, un esodo massiccio. Chi aveva parenti in campagna andò in campagna, chi non sapeva dove andare venne quassù a rifugiarsi nelle grotte. Che furono abitate durante la guerra e, per chi non aveva più un posto dove stare, anche dopo, come del resto era successo per alcuni rifugi in città. Successivamente, le grotte rimasero battute, e in parte lo sono ancora oggi, per incontri amorosi clandestini (anche a pagamento) e con una certa dose di brivido.Proseguiamo con un passo tutto sommato buono; di tanto in tanto il gruppo si sgrana, ma le nostre guide sono brave a rimetterlo insieme.Ci si ferma spesso in modo che Silvia ci possa illustrare caratteristiche e proprietà delle piante che incontriamo. […]
Abbiamo raggiunto il promontorio. Questa zona è frequentata da varie specie di uccelli, tra cui la tipica sassaiola sarda. Si lega al nome di Sant’Elia in epoca bizantina; le chiese dedicate a Sant’Elia sorgevano sempre sui monti, come il monte Carmelo in Israele, collegato all’eremitaggio del profeta Elia…Scendendo, arriviamo sulla spiaggetta di Cala Mosca, dove la temperatura e piacevolissima e qualcuno sta facendo il bagno, anche senza muta.
Dopo una breve pausa in spiaggia ripartiamo per salire verso la Sella del Diavolo. Qui la salita è più dura, ma ormai la meta è vicina e le forze si moltiplicano. Raggiungiamo prima una terrazza naturale panoramica, da cui si vede tutta la spiaggia del Poetto, e verso l’interno le saline. Sulla sinistra, si vedono anche i sette colli che costituiscono il nucleo urbano di Cagliari (come Roma, sì) e che separano le zona umide di Santa Gilla a ovest e Molentargius a est, che termina in mare con altri due colli in corrispondenza del promontorio di Capo Sant’Elia.Un panorama magnifico. Ci vuole un altro selfie di gruppo […] Intorno a noi piante di agave, che a Silvia ricordano l’Africa, a me il Messico.
Sul nome Sella del Diavolo ci sono moltissime leggende [..] Leggende a parte, il luogo è effettivamente di una bellezza mozzafiato e di una grande suggestione. Noi però, purtroppo, dobbiamo scendere, anche se sarebbe bello passare il pomeriggio qui.
[…] Quel che resta del pomeriggio lo dedicheremo ad un meritato riposo, in attesa della festa di Capodanno, che sarà una festa palestinese. Stasera ci sono tutte e quattro le Mariposas, finalmente grande reunion. Per il cenone abbiamo appuntamento presso la sede dell’Associazione Sardegna-Palestina, nella zona nord di Cagliari.
Ad accoglierci, per l’associazione, c’è Mariangela, che è stata la prima presidente.
Sardegna-Palestina nasce 21 anni fa all’interno di un circolo di Rifondazione Comunista. […] Anche oggi l’associazione fa spesso attività di aggiornamento sulla situazione politica generale, ma soprattutto fa quello per cui è nata, cioè sostenere le rivendicazioni del popolo palestinese. […] Hanno realizzato diversi progetti di cooperazione in Palestina, attività che continua anche nei campi profughi palestinesi situati in altri paesi. E progetti culturali, tra cui spicca un festival di cinema documentaristico palestinese, giunto alla sedicesima edizione, che si chiama Al Ard (la Terra). Ma c’è anche l’attuale presidente, che è palestinese e si chiama Fawzi. Lui ci racconta che l’associazione è un po’ atipica, nel senso che è nata già mista. Non ci sono solo palestinesi e sardi, ma anche persone di altri paesi, prevalentemente arabi, che sostengono la causa palestinese. […] L’idea, anche oggi, è quella di dire le cose come stanno, non dire quello che piace alla gente. Gli italiani, e gli europei in generale, soffrono un po’ di eurocentrismo, e tendono a pensare che quello che fanno gli europei è sempre giusto, dice Fawzi. […] Molti di noi hanno esperienze in Palestina, lo abbiamo visto e quasi toccato con mano, avremmo molte cose da raccontare. Ma questa è una serata di festa, di solidarietà e di festa. Gegia spiega il senso di questa serata nell’ambito di un viaggio che ha come tema la Cagliari invisibile, che ci ha fatto conoscere realtà resilienti in come le donne di Sant’Elia. Che cercano con rabbia, ma anche con creatività, di portare avanti un messaggio di verità e di lotta per superare una situazione difficile. Anche le Mariposas raccontano la verità di un territorio, raccontano il bello ma senza nascondere gli aspetti più critici […]
Ora è giusto che la festa inizi. Il buffet è ricco e naturalmente fatto di molti sapori di Palestina: hummus, falafel, cous cous, foul (fave secche, cucinate a fuoco lento e servite con tanto olio di oliva, prezzemolo, cipolla, aglio e spremuta di limone).. È il maklouba, un piatto a base di riso, agnello e verdure.[…] Tra tanta Palestina, il vino però è sardo. Le ragazze hanno portato dei bottiglioni di vino rosso di Mogoro, poi abbiamo una bella scorta di bottiglie di Cannonau. Ci sarebbe anche del filu ‘e ferru, la grappa sarda, ma alla fine ci scateniamo nelle danze e… ce lo dimentichiamo. Tanto per darvi un’idea, subito dopo la mezzanotte era questo il clima…
Martedì 1° gennaio 2019
Ci alziamo con calma perché, chi più chi meno, tutti abbiamo fatto piuttosto tardi.
[…] Alla fine, sia pure con difficoltà, riusciamo ad approdare al Poetto. La giornata è stupenda anche oggi, il sole è caldo e più di una persona fa il bagno, per onorare la tradizione che vuole che ci si bagni a Capodanno. Le condizioni sono senza dubbio favorevoli.
Noi facciamo uno spuntino in un bar sulla spiaggia, dove ci raggiunge Lalli per accompagnarci all’appuntamento con Silvia Congiu, che sarà la nostra guida per le saline.
Silvia è un architetto, nel 1996 si è laureata con una tesi sulle saline, che verteva su un progetto di sistemazione molto interessante che però purtroppo non è mai stato realizzato, neanche in parte, per varie ragioni. Silvia, naturalmente, conosce perfettamente la storia delle saline, che sono chiuse dal 1984 e ora fanno parte del parco naturale del Molentargius, un’area umida estesa su un territorio di circa 1600 ettari, una delle più importanti in Europa, caratterizzata da grande ricchezza floro-faunistica.
Oggi, la maggior parte della gente viene qui per vedere i fenicotteri rosa, e anche a noi non dispiacerebbe. Purtroppo, oggi, la giornata non sembra delle migliori. Riusciamo a vederne qualcuno negli stagni più lontani dalla strada, ma solo col binocolo.
Comunque, anche vedendoli col binocolo sono belli: quando aprono le ali sono di una grazia incredibile. Non per niente fenicottero in spagnolo si dice flamenco, e si dice che il nome del ballo e dello stile musicale sia nato proprio da questo uccello così elegante il cui movimento è così pieno di poesia […] Silvia ci saluta mettendoci tutti in cerchio, facendoci chiudere gli occhi e spruzzando su ognuno un intenso profumo di rosmarino, la rugiada del mare. Poi ci chiede una parola, una sola, per descrivere la nostra sensazione delle saline. A me viene in mente subito una sola parola: luce. La luce di questo pomeriggio alle saline e la luce che ho visto nel modo in cui Silvia ce le ha raccontate.
Ormai il nostro viaggio nella Cagliari invisibile volge al termine. Ci resta solo un’altra cena “libera”, domani a ore diverse partiremo. […] Riusciamo così a finire la serata in allegria, anche se domani mattina ci dovremo salutare. […] . Anche questa volta sono stato bene, e quindi non posso che confermare quello che avevo scritto nel finale del diario della scorsa estate: un pezzetto del mio cuore resta in Sardegna; lo lascio a loro, alle Mariposas, perché lo custodiscano fino al mio ritorno. Alla prossima, sempre citando Francesco, 82enne pescatore cabrarese: Deu bollada… e is carabineris! (lo voglia Dio, e i carabinieri non ci si mettano di mezzo).
Le farfalle volano nel blu
Le farfalle son belle
Ma le nostre sono di più
Sono quattro stelle.
Le ho conosciute un’estate in Marmilla
E subito è scoccata la scintilla
Ho capito che erano speciali
Al primo loro battito d’ali.
E così ho deciso di tornare
Era l’unica cosa da fare
Perché di loro e della Sardegna, comunque sia,
Con l’inverno e la nebbia era troppa la nostalgia.
Con un altro gruppo son tornato
Per vedere la Cagliari invisibile
Voi direte: è impossibile
E invece proprio così è stato.
Abbiam visto la città da ogni lato
Di sopra e di sotto
Abbiam camminato, mangiato, bevuto, ballato
È stato davvero un Capodanno col botto.
Che questo 2019
Ci porti buone nuove
Ce lo possiamo solo augurare
Ma una cosa la possiamo affermare.
Che qui a Cagliari ci siam divertiti
Ci siamo sorpresi, ci siamo arricchiti
Siamo stati accompagnati
E anche molto coccolati.
Abbiamo nutrito il cuore e la mente
Con un Capodanno resiliente.
Abbiamo capito che dappertutto c’è il bello
Anche a Sant’Elia, non solo al Castello.
E adesso che tutti abbiam visto le farfalle volare
Penso di poterle a nome di tutti ringraziare.
E anch’io forse per un po’ potrò farne senza
Almeno fino alla prossima crisi di astinenza.
Grazie a:
L’associazione Sant’Elia Viva, Sardegna-L’isola che vorrei, Francesca, Sara, l’associazione Sardegna-Palestina, Silvia Congiu, il Parco Regionale Molentargius-Saline.
Grazie a ViaggieMiraggi.
Grazie a tutto il gruppo, siete stati degli ottimi compagni/e di viaggio.
E soprattutto grazie a loro, le dolci farfalline-fatine: Gegia, Lalli, Silviz e Viola