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Emilia-Romagna | Terre di Mezzo, Terre di Tutti: un cammino accessibile da Bologna a Ferrara lungo il filo dell’acqua
20 Marzo 2023
Intervista a Luigi Conidi, coordinatore del progetto e vicepresidente de La Girobussola APS (Bologna)
Il progetto di un nuovo itinerario, un cammino accessibile da Bologna a Ferrara lungo il filo dell’acqua, finanziato dalla Chiesa Valdese. Gli incontri, la rete territoriale, la formazione sull’accessibilità e sull’accoglienza di visitatori con disabilità visiva.
D: A due anni di distanza un altro cammino… ci rinfrescate la memoria su come siamo arrivati qui?
Con piacere! Sono ormai 10 anni che con La Girobussola APS organizziamo esperienze accessibili e inclusive per persone con disabilità visiva, e da tre anni abbiamo la fortuna di farlo come parte della rete di ViaggieMiraggi. Nel 2021, il nostro comune progetto “Memoria, natura ed arte ad occhi chiusi” ha vinto il finanziamento dell’Otto per Mille Valdese. È così iniziato un lungo viaggio che per tutto l’anno ci ha viste impegnate tra sopralluoghi, formazioni, elaborazione di materiale multisensoriale e, infine, le esperienze pilota: due trekking nell’appennino bolognese da Marzabotto a Riola rivolti a persone cieche e ipovedenti, per conoscere ed attraversare il territorio… “a sensi spianati”, per così dire. Ora la Chiesa Valdese ha rifinanziato il progetto su questo nuovo itinerario, e siamo già all’opera!
D: Dall’appennino alla pianura. Com’è avvenuto questo cambiamento?
In un certo senso, la Pianura Padana è la naturale prosecuzione del nostro primo cammino, il suo contraltare: la nostra città, Bologna, è divisa tra queste due dimensioni, e la leggera ma inesorabile pendenza del centro storico verso settentrione è lì a ricordarcelo. Eppure, nota come luogo di fabbriche e allevamenti intensivi, la pianura non è certo considerata una delle principali attrazioni italiane – tolte ovviamente le sue città d’arte, i suoi caseifici e le acetaie.
Ma a noi interessava proprio questo spazio interstiziale tra gli abitati, questo misterioso fascino di frontiera cantato da Ghirri, Celati e Tondelli, quel reticolo di centuriazioni e canali che esiste da millenni: assecondando il percorso del canale Navile fino a Ferrara, ci troveremo comunque “controcorrente” alla ricerca di marginalità urbane di ieri e dell’oggi.
D: In che tipo di esperienze verranno coinvolti i partecipanti?
Lungo il cammino avremo sicuramente modo di fare esperienze guidate multisensoriali, come al Museo della Civiltà Contadina di Bentivoglio, con cui già due anni fa abbiamo collaborato per allestire un percorso tattile. Ma l’inclusione è fatta anche di incontri. Un esempio è quello con Piazza Grande, la cooperativa sociale bolognese che ci farà conoscere i primi sobborghi dal punto di vista delle persone senza dimora. Un altro è quello con le celebri mondine, che ci porteranno una forte testimonianza musicale e storica, eppure senza tempo nel suo messaggio che ci parla di dignità del lavoro.
Inoltre, a seguito dell’impegno di questi anni – nonché di una prima fase di raccolta e realizzazione di materiale di supporto multimediale – approfondiremo l’ambiente naturale lungo il cammino. Parleremo delle sfide che affronta (e affrontiamo) in un luogo così antropizzato, dove sfuma il confine fra natura e cultura: di questi tempi, del resto, come è possibile fare turismo responsabile in natura tacendo della crisi climatica ed ecologica che abbiamo innescato? Coadiuvati da una competente Guida Ambientale, formatasi con noi per quanto riguarda la disabilità visiva, useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per indagare gli ecosistemi attraversati: uno su tutti, la splendida Oasi La Rizza, dove avremo anche il piacere di far tappa la seconda notte.
D: Che rapporto si instaurerà con il territorio e cosa significherà per l’inclusione?
Costruire l’itinerario non è stato solo unire i puntini da A a B, bensì fare un vero e proprio lavoro di rete. Questo vuol dire che istituzioni, cooperative, strutture ricettive ed esercenti sono state coinvolte nella maniera più orizzontale possibile per definire l’offerta, e selezionate in linea con un approccio al turismo non predatorio, coerente con le istanze locali.
Anche questa volta, a tali realtà verrà offerta una formazione sull’accessibilità e sull’accoglienza di visitatori con disabilità visiva. Alcune verranno anche dotate di schede tattili a rilievo e menù in braille. Questo lavoro è fondamentale per costruire l’esperienza in un’ottica di replicabilità, sia in futuri trekking organizzati che in autonomia almeno parziale. Affrontato in maniera collaborativa, stringendo rapporti durante il cammino, è ciò che auspicabilmente permetterà a queste esperienze di non essere solo belle occasioni ma, in futuro, predisporre il territorio per un sempre maggior numero di esigenze; ricordando sempre che lavorare per l’inclusione è lavorare innanzitutto per la libertà e l’autodeterminazione delle persone.