Il blog di VeM
Bosnia Erzegovina | Viaggio in Bosnia Erzegovina, incroci e destini del novecento europeo
25 Gennaio 2019
Un’occasione unica per iniziare ad aprirci verso l’altro da sé senza paure o pregiudizi. Abbiamo intervistato Eugenio, referente del viaggio di istruzione in Bosnia-Erzegovina, con cui andiamo alla scoperta di un’area “così vicina e così lontana”, seguendo percorsi di cooperazione virtuosi e intelligenti. Per imparare ad abitare il nostro tempo, la sua complessità, in modo finalmente consapevole.
Perché i ragazzi delle scuole dovrebbero visitare La Bosnia-Erzegovina?
Innanzitutto per la centralità storica dei luoghi – ben descritti dallo scrittore e premio nobel bonsiaco Ivo Andrić – all’interno del “secolo breve”, che inizia a Sarajevo nel 1914 con l’assassinio di Francesco Ferdinando e termina con le guerre di dissoluzione della Jugoslavia negli anni ’90.
In che termini secondo te la Bosnia-Erzegovina è una terra di confine e frontiera?
La Bosnia-Erzegovina è stata (e in parte è ancora) una grande lezione di tolleranza religiosa e culturale.
In particolare nella città di Prijedor, teatro durante la guerra della di una feroce pulizia etnica e divenuta oggi il simbolo di un ritorno – coi suoi venticinquemila bosgnacchi rientrati, caso pressoché unico in Bosnia-Erzegovina – e una “rinascita” possibili. Qui infatti la comunità trentina ha coltivato nel corso degli ultimi quindici anni numerose relazioni di cooperazione comunitaria.
Come in altre parti d’Europa – di cui la Bosnia-Ezegovina è uno specchio, seguendo la pregnante metafora di Rada Iveković – anche Mostar e Sarajevo sono città segnate da un difficile presente caratterizzato da divisoni su base etnonazionale e processi di impoverimento legati a stretto filo a mancanza di diritti sociali e deficit democratici. Ma a saper guardare bene queste città rappresentano ancora degli straordinari esempi di condivisione convivenza tra culture differenti. Un esempio su tutti l’haggadah di Sarajevo, uno dei più antichi libri miniati di preghiere sefarditi tra i più, originariamente realizzata a Barcellona intorno al 1350 e giunta a Sarajevo attraverso il lungo esilio del popolo ebraico-sefardita a seguito della cacciata dalla Spagna a cavallo del quindicesimo e sedicesimo secolo. Nel corso del novecento, fu grazie alla comunità bosgnacco-musulmana che l’haggadah riuscì ad essere risparmiata dal nazismo nel corso della seconda guerra mondiale e poi dal nazionalismo serbo-bosniaco durante l’assedio di Sarajevo del 1992-1995.
Come ci si prepara al viaggio di istruzione in Bosnia- Erzegovina?
Prima del viaggio con la classe organizziamo tre incontri, per introdurre al passato e al presente di questo Paese. Una sorta di percorso preparatorio.
Nel primo incontro parliamo dell’area della ex Jugoslavia e sulla sua complessa storia nel XX secolo e oltre. Insieme ai collaboratori della testata giornalistica on line Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa verranno chiarite alcune delle specificità culturali, linguistiche, religiose, politico-nazionali che gli studenti incontreranno durante il viaggio, casi studio utili per affrontare anche temi più ampi, quali quello della cultura della memoria e delle sue rappresentazioni visive.
Nel secondo incontro, studiato insieme alla casa editrice Bébert sulla base del libro “Sopravvivere a Sarajevo”, parleremo dell’assedio della città dal 1992 al 1995 e delle pratiche di resilienza sviluppate dagli abitanti della città. Infine il terzo incontro sarà dedicato al viaggio e sarà guidato da me: racconterò del viaggio, delle tappe che faremo, rispondendo a domande e dando informazioni utili e pratiche ai viaggiatori, studenti e professori!