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Il blog di VeM

Viaggi di istruzione: il “reportage” degli studenti del liceo in viaggio in Bosnia/2

Bosnia Erzegovina | Viaggi di istruzione: il “reportage” degli studenti del liceo in viaggio in Bosnia/2

1 Giugno 2023

Pubblichiamo volentieri il “reportage” sensibile e attento di Elisa, una delle studentesse del Liceo Artistico Orsoline di Milano (classi terze,16 anni) del viaggio d’istruzione in Bosnia, accompagnato dai nostri soci di Confluenze

Gradiška, 1 aprile (foto 1)

Questa è stata la prima foto scattata in Bosnia Erzegovina: ci eravamo fermati per una pausa appena dopo il confine e ho visto questo supermarket, l’ho trovato molto diverso rispetto a quelli a cui sono abituata, soprattutto i colori. Non avevo aspettative su questo paese, non sapevo proprio cosa aspettarmi, forse è per questo che ho avuto una strana sensazione durante il viaggio. Non conoscevo quel paese, non avevo mai visto delle foto della Bosnia e per questo mi sono sentita persa.

Jajce, 2 aprile (foto 2 e 3)

Questi disegni rappresentano molti dei politici comunisti, sono tutti rappresentati dietro ad un leggio, intenti a parlare. Sono stati realizzati durante i loro discorsi durante la guerra, in quei tempi era vietato fotografarli e quindi qualcuno ha realizzato questi disegni. Non ho potuto non tenere questa foto perché sono dei disegni fatti con estrema precisione, soprattutto i volti.

Ho scattato questa foto nel museo in cui è nato il comunismo, come anche la foto precedente, queste carte sono state disegnate a mano e le figure raffigurate sopra sono molto diverse da come siamo abituati noi. La regina e il fante hanno abiti come i carcerati, inoltre il fante porta in braccio un corpo morto: come se fosse il suo cavallo morto. Il re è rappresentato da uno scheletro con una clessidra in mano, come se fosse la morte che aspetta la fine del tuo tempo.

Sarajevo, 3 aprile (foto 4 e 5)

Mi ha colpito molto la convivenza ravvicinata della guerra con la ricostruzione, questo fenomeno è caratteristico di questa città ma qui mi è sembrato ancora più potente: per questo ho deciso di tenere questa foto.

In una città che ancora è pervasa dalla tristezza e dagli orrori della guerra si può comunque trovare del colore, sia tra le bancarelle, come ad esempio queste bellissime lampade e servizi da caffè, ma anche tra le persone. La proprietaria di questo negozio infatti, anche attraverso una lingua non propria di nessuna delle due, è riuscita ad accogliermi con grandissimo calore e con il cuore aperto.

Mostar, 4 aprile (foto 6 e 7)

Sono rimasta colpita dal racconto di Eugenio, raccontato durante uno dei nostri tragitti in autobus: molti dei rifugiati della guerra, che erano scappati dalla Bosnia, tornati in patria avevano iniziato a ricostruire le case. I lavori si protraevano spesso per diversi anni: questo “non finito da ricostruzione” l’ho notato in molte case e in tutto il nostro viaggio. Inoltre mi capitava spesso di vedere case senza il parapetto del balcone, situazione ancora più insolita; così quando ho visto questa casa che racchiudeva tutte e due queste caratteristiche di cui sono rimasta colpita non ho potuto non scattare una foto.

In Bosnia ho visto molti cimiteri: erano diversi da come sono abituata io, erano tutti bianchi e veramente grandi, segno dei tanti caduti della guerra ancora giovane. Ogni giorno io e i miei compagni abbiamo notato che, appena ci guardavamo attorno, vedevamo almeno un cimitero. Ho deciso di tenere almeno questa foto per ricordarmi della ricorrenza giornaliera dei cimiteri in Bosnia.

 

Elisa

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